La bora di Trieste: un legame unico tra vento e città
Tra gli elementi legati in modo indissolubile a Trieste non c’è solo il caffè, ma anche il vento. O per la precisione, un vento in particolare: la bora. Più di un semplice fenomeno meteorologico, la bora di Trieste è un elemento identitario della città che si riflette nella cultura, nella quotidianità e nell’immaginario collettivo.
La bora di Trieste tra storia e leggenda
Ma che cos’è, la bora di Trieste? Questo vento freddo e secco, di origine nord-orientale, si forma quando le masse d’aria fredda scendono dal Carso e incontrano l’aria più calda della costa. Le raffiche (qui chiamate “refoli”) possono superare i 150 km orari: il record ufficiale è di 171 km/h, registrati nel 1954 prima che la forza del vento rompesse l’anemometro, ma c’è chi sostiene che siano stati superati in almeno un paio di occasioni.
Il nome bora deriva da “Boreas”, personaggio che nella mitologia greca rappresentava il vento del nord. In dialetto triestino, però, la bora è chiamata più semplicemente “la Vecia” (la Vecchia), forse con riferimento a una delle molte leggende popolari che si accompagnano al nome del vento. La bora sarebbe in questa versione una vecchia strega del Carso, capace di portare danni e scompiglio in città quando arrabbiata o di spazzare via le nuvole con aria fresca e piacevole quando di buonumore. I triestini distinguono infatti la bora in “chiara”, accompagnata da cielo terso e luminoso, o “scura”, associata a nuvole cupe e precipitazioni.
In generale, il fenomeno della bora più impetuosa si verifica di norma tra novembre e marzo, per poi comparire con qualche raffica più pacata durante l’estate.
Vivere a Trieste con la bora
Chi vive a Trieste impara a convivere con la bora e, in qualche modo, a considerarla parte della propria quotidianità con vari stratagemmi. Si dice che le donne, ad esempio, avessero degli appositi pesi da appendere all’orlo delle gonne per non farle sollevare dai refoli. Passeggiando per la città è possibile notare come anche l’architettura sia stata modellata dalla bora: qua e là si trovano barriere e ringhiere di ferro, a cui aggrapparsi per non cadere quando il vento soffia più forte, le imposte vengono ancorate da ferma-scuri robusti, e sopra diversi palazzi si possono individuare dei comignoli girevoli studiati per non far bloccare il fumo in caso di raffiche.
Per chi visita Trieste e vuole conoscere di più su questo fenomeno atmosferico così peculiare, un buon punto di partenza è probabilmente il Museo della bora. Questo piccolo spazio, ospitato nel “Magazzino dei Venti”, celebra la bora attraverso oggetti, racconti, foto e installazioni interattive. Qui i visitatori possono scoprire varie curiosità legate alla bora, come l’effetto del vento sugli alberi del Carso.
Un altro luogo da non perdere legato alla bora è il Molo Audace: al termine della passeggiata di quasi 250 metri circondati dal mare si trova infatti la famosa rosa dei venti in bronzo, con rappresentata la bora su un lato. Se sta davvero soffiando la bora, però, evitate di spingervi fin qui: il Molo Audace è uno dei punti più esposti in città, dove è meglio non farsi sorprendere dai refoli.
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